GIUSEPPE SACCONI

Giuseppe, figlio del conte Luigi e di Teresa Massi, nasce a Montalto nel 1854 studia arte a Fermo, presso il rinomato Istituto per le arti e i mestieri “Montani”; qui il suo precoce talento per il disegno venne ben coltivato e apprezzato dai principali esponenti del neoclassicismo marchigiano: l’architetto Gianbattista Carducci – di cui frequenta lo studio – e lo scultore Emidio Paci. Grazie a questi riconoscimenti, terminati gli studi marchigiani, si iscrisse al corso di architettura dell’Istituto delle Belle Arti di Roma. Qui, tra l’altro, viveva lo zio ecclesiastico Carlo Sacconi, cardinale e già nunzio apostolico in Francia.

Nel 1874 ottenne una borsa di convittore da parte del Pio Sodalizio dei Piceni, l’istituzione che ha il compito di aiutare i giovani marchigiani intellettualmente dotati, che ambivano proseguire in Roma gli studi superiori.

Nel 1884 partecipò al concorso internazionale per il Monumento Nazionale a Vittorio Emanuele II a Roma, meglio noto come il Vittoriano o “Altare della Patria”. Il Sacconi  vinse e dedicò da quel momento tutte le sue energie a dirigere il cantiere di quello che doveva essere il più importante monumento della Roma capitale d’Italia. Si occupò di ogni più piccolo particolare, disegnando senza posa anche i dettagli costruttivi e stilistici. Risolse ottimamente i problemi costruttivi, che presto emersero, soprattutto a causa della presenza nel sottosuolo del Campidoglio di grandi cavità scavate in epoca antica nel colle. I lavori, iniziati nel 1885, lo impegnarono per tutta la vita e furono ultimati diversi anni dopo la sua morte. Il suo studio si trovava all’interno del monumento, nei locali attualmente ospitanti il Sacrario delle Bandiere. Il Vittoriano, di impronta neoclassica ed eclettica, è oggi visto dalla più aggiornata critica d’arte come un importante passo nella ricerca di uno stile nazionale, che doveva caratterizzare il Regno d’Italia da poco costituito.

In seguito al progetto del Vittoriano, venne affidato al Sacconi il compito di ridisegnare Piazza Venezia e sempre a Roma progettò anche la tomba di Umberto I al Pantheon. Nel 1891, in seguito a una riforma riguardante la tutela dei beni architettonici, vennero istituite le soprintendenze ai monumenti; Sacconi ebbe la direzione dell’Ufficio Regionale per l’Umbria e le Marche, nei circa undici anni in cui fu direttore, pose mano a 111 interventi di restauro di tipo conservativo, ricostruttivo, di consolidamento e adeguamento funzionale; tra i tanti ricordiamo quello sulla Basilica di San Francesco ad Assisi ed il restauro della Basilica della Santa Casa, a Loreto. Al Sacconi va anche riconosciuta l’importante opera di catalogazione per poter consegnare alla storia una conoscenza affidabile e aggiornata del patrimonio monumentale.

Morì a Collegigliato (Pistoia) il 23 settembre 1905 per un’emorragia cerebrale. Angelo Conti sul Marzocco del 1° ottobre 1905 scrisse: «Con Giuseppe Sacconi è scomparso il più grande musicista delle linee che vivesse nel nostro tempo».