LA FAMIGLIA SACCONI

Sulle origini della famiglia vi è una consolidata tradizione, non sostenuta tuttavia da documenti provati, che farebbe discendere il casato dai Tarlati di Pietramala, signori di Arezzo, con capostipite Pietro detto il Saccone, così chiamato per aver conquistato e messo a sacco Città di Castello.

In realtà i documenti ci attestano che la famiglia proviene da Villa Casale di Montegallo, ai piedi del Vettore e il nome del casato, originariamente un soprannome, rimanda ai “sacconi”, seguaci dell’eretico ascolano Meco del Sacco. Nei primi decenni del 600 i Sacconi sono stabilmente insediati a Porchia. Molti saranno i Sacconi presenti nelle cariche amministrative ed ecclesiastiche e i documenti di archivio attestano un’attività senza sosta e una notevole intraprendenza economica. Anche se attualmente la città non annovera più tra i residenti alcun discendente della famiglia, la memoria dei Conti Sacconi resta viva attraverso diverse testimonianze come la toponomastica, l’intitolazione di edifici pubblici e privati, l’epigrafe apposta all’esterno della casa natale di Giuseppe Sacconi e il monumento a lui dedicato in Piazza Umberto I. Deve il suo nome alla famiglia anche uno dei più imponenti edifici cittadini, chiamato per l’appunto, Palazzo Sacconi.

Tra i Sacconi più meritevoli di attenzioni è indispensabile citare il Conte Agostino Rosati-Sacconi, autore di un copioso volume che registra la genealogia e i momenti salienti delle sue vicende familiari; il Cardinal Carlo Sacconi, cardinale e arcivescovo e suo nipote Quintilio Sacconi che, affascinato dell’eloquenza e dal sapere dei padri gesuiti, decide di diventare un miles Christi e, per tutta la vita, senza respiro né riposo, sarà “abouna Saroufim”, padre Serafino, tra i villaggi delle aspre montagne del Libano e lungo le strade infuocate dell’Alta Galilea.