Sisto V

Sisto V e l’arte

Le testimonianze pittoriche del Papa montaltese sono davvero scarse e, per questo motivo, il loro pregio, più che artistico, è quello di consegnarci almeno un’immagine di Felice Peretti. Nel suo ritratto più famoso, di un ignoto pittore marchigiano, viene rappresentato con la bardatura cardinalizia e l’espressione severa, degna del “Papa Tosto”. L’importante seduta riporta in alto a destra il trimonzio sormontato da una stella, simboli dell’antico stemma montaltese.

La carismatica figura di Sisto V è stata fonte di ispirazione di Pericle Fazzini (1913 – 1987), scultore e artista del ‘900 di altissimo spessore, autore della “Resurrezione” presente nella sala Nervi in Vaticano. Pericle Fazzini, che condivide con il Papa Montaltese anche i natali – entrambi nascono a Grottammare (AP) -, ha dedicato a Sisto V la sua ultima opera scultorea in bronzo, inaugurata il 23 novembre 1986 e tutt’oggi installata all’ingresso della Città di Montalto. Nell’opera è riconoscibile il profilo sistino, ma si caratterizza per la modernità e l’avanguardia con cui viene inserito nel contesto, si tratta infatti di una figura leggera e aerea che sovrasta una struttura mobile che ruota su se stessa regalando così profili sempre nuovi durante le diverse ore del giorno. L’Artista stesso la definisce “una forma informale, come una nuvola che racchiude il profilo di Sisto V”.

L’eredità artistica di maggior valore lasciata a Montalto risale al secondo anno di pontificato sistino, quando Il Papa, a dimostrazione dell’affetto verso la sua Città, dona “ai diletti figli della comunità e uomini della terra di Montalto” il preziosissimo Reliquiario alla base del quale fa incidere “A Montalto Patria carissima”. Di inestimabile valore, il capolavoro di arte orafa parigina (risalente all’ ultimo ventennio del secolo XIV) creato alla corte di Carlo V il re folle, contiene ben 8 reliquie, fra cui un pezzo della santa croce, perle, rubini, ametiste e zaffiri. Il reliquiario fu mandato a Montalto come “mezzo di protezione, arma sicura per respingere i nemici, sacro vincolo per conciliare e mantenere la pace tra i cittadini, celeste rimedio per tenere lontane epidemie ed ogni altro morbo, fiducia certissima per conseguire tutti i beni celesti e terreni”. I Montaltesi hanno sempre difeso fieramente il prezioso dono, tanto che nel 1796 fu impedito che fosse compreso tra i beni della Chiesa da alienare per far fronte agli impegni imposti al papato da Napoleone. Ne dà testimonianza il Vescovo Marcucci che scrive a Roma: “Il reliquiario non si può toccare senza grave scandalo e gran tumulto, tanto vero che per un solo timore o sospetto che di notte si potesse sottrarre, si vide circondata la cattedrale di gente armata…”. Solo nel 2004 uscì dal territorio montaltese per essere prestato al Louvre nell’ambito di grande mostra sull’arte orafa parigina ai tempi di Carlo V, salvo poi ovviamente far ritorno Montalto dove è tutt’oggi gelosamente custodito.