LA FAMIGLIA BONFINI

Tra le famiglie del territorio montaltese più prolifiche di intellettuali e artisti, i Bonfini erano gli “antichi dinasti della terra di Patrignone”, ovvero i signori del castello, attestato nel XIII secolo sotto il dominio di Ascoli e ceduto da questa, appunto, in feudo alla famiglia Bonfini. Capostipite della famiglia fu Achille Bonfini, e sarà nei secoli XV e XVI che Patrignone ha scritto le pagine più significative della sua storia, producendo monumenti e personaggi di notevole caratura, quasi tutti legati alla nobile famiglia dei Bonfini. Persone sicuramente benestanti cui fu possibile coltivare le arti, studiare il diritto ed emergere nella medicina e letteratura.

L’esponente più celebre della famiglia è sicuramente Antonio Bonfini, nipote di Achille, nato nel 1427. Erudito umanista, dopo diversi incarichi come precettore nelle più nobili famiglie di Ferrara, Roma, Padova e Firenze, entrò in contatto probabilmente nel 1476 a Loreto, con Beatrice d’Aragona, moglie di Mattia Corvino re d’Ungheria. Dopo 10 anni da questo primo incontro, trascorsi come professore presso l’accademia di Recanati, presentò le sue traduzioni in latino di alcune opere greche e alcuni suoi scritti originali (Symposium sive de virginitate et pudicitia coniugali e una Historia Asculana) presso la famiglia reale ungherese.

Mattia Corvino, ammaliato dalla sapienza di Antonio, decise di nominarlo come storiografo di corte, affidandogli la traduzione di alcuni scritti latini insieme alla poderosa stesura di una storia degli Ungari. La stesura delle Rerum Ungaricum Decades lo impegnò fino alla sua morte, avvenuta nel 1502: l’opera ricalca il modello inaugurato da Tito Livio per la stesura della storia di Roma, si compone di cinque decadi che vanno dal popolo barbaro degli Ungari fino alla fine del 1496. L’opera è la base della storiografia ungherese e uno dei massimi esempi di letteratura umanistica in questo campo.

Altro esponente di spicco della famiglia è Giacomo Bonfini, figlio di Antonio, nato nel 1470. I continui viaggi a fianco del padre tra Italia ed Ungheria gli permisero di acquisire una solida istruzione di matrice umanistica; non vi sono notizie certe sull’apprendistato artistico, ma ad un’analisi meditata sulle sue opere traspare una influenza marcata dell’arte umbro-marchigiana di fine XV secolo, con parecchi rimandi all’opera di Cola dell’Amatrice e in generale di matrice perugina. Tra le sue opere più celebri si rintraccia il ciclo pittorico dell’Oratorio della Madonna della Misericordia a Tortoreto (TE). In territorio montaltese spicca l’affresco nella cripta della chiesa di S. Lucia raffigurante la Natività, così come quelli realizzati nel suo castello natale per le chiese di S. Maria in Viminatu e dell’Annunziata. Tra i nipoti di Giacomo vi è Martino Bonfini, nato nel 1565 a Patrignone e pittore molto prolifico, con opere realizzate anche in Piemonte e dedito a viaggi tra le capitali dell’arte italiane, nelle quali apprese le principali novità della pittura cinquecentesca. Nei suoi dipinti è evidente infatti l’influenza dei parmensi Correggio e Parmigianino, così come quella dell’urbinate e attivo a Roma Federico Zuccari, artisti che imprimono all’arte di Martino uno stampo manieristico, mediato da una caratterizzazione popolare. Tra le sue opere più celebri si ritrovano il ciclo delle Storie della Vergine nel Santuario della Madonna dell’Ambro a Montefortino, il ciclo mariano nella Chiesa di S. Maria in Pantano e il monumentale altare nella Chiesa del SS.Crocifisso di Monterubbiano. A Patrignone è possibile ammirare alcuni suoi dipinti nella chiesa di S. Maria in Viminatu. Desiderio Bonfini, scultore e intagliatore di legno, fra le opere che meglio testimoniano la sua arte c’è sicuramente il tabernacolo della chiesa parrocchiale di Patrignone.